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Alla Torre Viscontea le opere dell'artista Monica Bonacina

Venerdì 14 luglio 2017 alle ore 19.00 si inaugurerà la mostra fotografica “viAndando”, di Monica Bonacina, alla Torre Viscontea di Lecco, in Piazza XX Settembre 3. Le opere resteranno esposte fino a domenica 30 luglio.

170622 viandandoMonica Bonacina è nata a Lecco, è una fotografa, ma non per professione. Le sue opere hanno cominciato a circolare in pubblico dal 2010: hanno vinto alcuni concorsi, sono state esposte ad alcuni festival fotografici ed utilizzate in editoria. Dal 2012 ad oggi ha realizzato una decina di mostre personali e partecipato a collettive, in Italia, Francia, Cina. Nel 2017 è stata invitata ad esporre alla 22eme Exposition d’Art Contemporain d’Avignon e nel circuito Voies Off a Les Rencontres de la Photographie d’Arles.

 "Una mostra fotografica promossa in collaborazione con Spazio D'Arte – commenta l’assessore alla Cultura del Comune di Lecco, Simona Piazza L’esposizione narra il percorso artistico della fotografa, che ci accompagna così in un viaggio di conoscenza ed esplorazione dell'altro sia esso inteso nella propria intimità di persona che dei paesaggi catturati dallo scatto di Monica Bonacina”.

La mostra “viAndando”, organizzata in collaborazione col Comune di Lecco - Si.M.U.L. e l’Associazione Spazio D’arte di Lecco, è una rassegna antologica con opere tratte da tre progetti fotografici già noti al pubblico (“anitya”, “fantas(m)ie”, “NEROcomeNEVE”) e da uno inedito (“marEmosso”). Il percorso espositivo si articola seguendo l’ordine cronologico di realizzazione, a tracciare lo stile artistico di Monica Bonacina, che spazia in generi e soggetti diversi, proponendo un tutt’uno in cui “in un elenco senza fine di opposti, è certa la coerenza delle sue domande e l’omogeneità delle sue ricerche” (Thierry Maindrault). Con “anitya” si approccia un reportage classico, in bianconero, nato dall’esperienza dell’autrice, che ha vissuto con alcune monache buddhiste himalayane, bambine, donne, anziane, nei loro eremitici monasteri, arroccati ad alta quota, “celata dietro la macchina fotografica, senza influenzare le atmosfere e la vita che sta riprendendo” (Sara Munari). La sensazione che si coglie è di estremo tatto, nell’approcciare in modo intimo e rispettoso la gestualità che caratterizza il quotidiano vivere delle protagoniste, simbolo tangibile dell’impermanenza (“anitya”, in sanscrito), concetto cardine della dottrina filosofica buddhista. Si passa poi a fantas(m)ie, un reportage concettuale, ispirato ad un fatto di cronaca del 1871, la morte di 11 tra donne e bambine, per incidente sul lavoro, nella miniera sarda di Montevecchio. Lo spunto, storico e reale, permette all’autrice di immedesimarsi nella scena, di divenire essa stessa protagonista di quello spazio ora abbandonato, per rivitalizzarlo e presentificarlo. Attraverso il susseguirsi di autoscatti in doppia (o molteplice) esposizione, la scena si popola di fantasmi e di fantasie (da qui il titolo del progetto), femminili, drammatiche e al contempo ludiche, che penetrano i muri o si stagliano tra le reliquie del passato, in un netto e quasi spettrale bianconero. NEROcomeNEVE costringe il visitatore ad una virata, improvvisa ma del tutto apparente, di genere ma non di stile, che conserva intatta la sua nota poetica ed intimista. Si approda cioè alla fotografia astratta, ancora in bianconero, dove tutto è gioco di forme, di ombre e luci, ma il tema è naturalistico, la provocazione eclatante, la dissonanza cognitiva ineludibile: “la neve è anche nera, a volte molto nera” (Monica Bonacina). L’antologica si conclude con marEmosso: alcune opere sono state esposte ad Avignon e lo sono ora ad Arles. La fotografia qui si avvicina, e quasi diventa, pittura: ogni immagine è scatto unico, con lunga esposizione, a mano libera, volontariamente mosso. Qualcuno direbbe persino “sbagliato”. Quadri, senza pennello e tavolozza, unicamente forma e colore, senza ormai quasi più alcuna traccia di reale, solo sprazzi onirici. L’unico progetto….senza bianconero.

L’antologica “viAndando” solo apparentemente ha un inizio e una fine, ma sarà chiaro, ad ogni visitatore, che partenza e arrivo sono solo un’illusione: il continuum tra reale e irreale, tra concreto e astratto, tra effimero ed eterno, è circolare; chiunque potrà trovare un proprio soggettivo punto, ovunque esso sia, per avviare la danza e la scoperta.

ORARI:

martedì-mercoledì 9.30-14.00

dal giovedì alla domenica 15.00-18.00,

lunedì chiuso.

Ingresso libero

L’autrice sarà a disposizione del pubblico il venerdì e il sabato, dalle 16.00 alle 18.00, per visite guidate su richiesta (non è necessaria la prenotazione).

 

Ufficio stampa

Comune di Lecco
Piazza Diaz, 1
0341 481470
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