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Martedì alle 21 lo spettacolo conclusivo della rassegna La cultura per il sociale (05-10-2018)

Torna a Lecco la compagnia teatrale triestina dell'Accademia della Follia e lo fa con una prima nazionale intitolata “E mi no firmo” proposta nell’ambito degli eventi collegati ai 40 anni della riforma psichiatrica Basaglia, la legge 180 del 1978.

La compagnia teatrale aveva già debuttato a Lecco, al Teatro della Società, nel 2016 con “Io sono dio e non voglio guarire”, spettacolo forte, dove parole e gesti, luci e ombre muovono e commuovono sentimenti, passioni e razionalità, e l’anno successivo aveva portato in città “Dettagli inutili”, rilettura teatrale del testo di Albero Fragomeni, che racconta il suo lungo percorso di cammino e di ricerca all’interno del disagio psichico.

Lo spettacolo "E mi no firmo" nasce da un'ispirazione di Peppe Dell'Acqua, collaboratore di Franco Basaglia, con il contributo di Giuliano Scabia. Si apre con un dialogo tra due passeggeri, una sorta di preludio che dà il via alla cronistoria della rivoluzione basagliana, partendo dal ventennio fascista, quando Ugo Carletto inventava l'elettroshock e Basaglia finiva in galera per propaganda antifascista. Tornano ripetutamente durante tutta la rappresentazione le puntualizzazioni di date, luoghi e persone che hanno dato vita e concertato il movimento e la legge 180. Dalla riunione a casa Basaglia del natale del '72 dove si decide di aprire i laboratori artistici, al “mi no firmo!”, che definisce istituzionalmente la linea di Basaglia, alla ideazione, costruzione e infine uscita di Marco Cavallo, simbolo della nuova psichiatria, dall' ex-manicomio per dilagare in corteo lungo le strade di Trieste. La narrazione arriva fino ai giorni nostri, nei quali la legge 180, universalmente riconosciuta come modello di ripartenza della cura psichiatrica e quindi dei suoi strumenti terapeutici, anche in Italia è ancora disattesa se non addirittura ostacolata. Lo spettacolo è arricchito da testi di Neruda, Primo Levi e altri autori, in contrasto con canzoni e sketch autoprodotti di ilare e grottesca quotidianità.

Sul palco Pino Feminiano, Dario Kuzma, Gabriele Palmano detto Charlie, Giuliana Zidaric', Franco Cedolin, Marzia Ritossa, Elga Romio, Roberto Parisi detto killer, Roberto Marcucci, Serena Macchi, Rachele Santonocito, Edi Meola con la regia di Claudio Misculin.

"Con questo spettacolo, inserito nella rassegna del Comune di Lecco, che ringraziamo, prosegue un consolidato e pluriennale rapporto di collaborazione e personale amicizia del Forum con gli attori dell’Accademia, che onorano la città con un nuovo debutto in prima nazionale, in occasione della Giornata Internazionale della Salute mentale - sottolinea Guerrino Donegà del Forum Salute Mentaledi Lecco. La messa in scena dei loro spettacoli teatrali, caratterizzati da intenso impatto emotivo e di forte contenuto tematico è uno straordinario strumento per proporre alla città e al territorio importanti spunti di riflessione sulla salute mentale, sulla sua drammatica storia di un oscuro e violento passato e sullo straordinario e difficile cambiamento in atto avviato 40 fa, ma che necessita ancora di sostegno, sensibilità e consapevolezza da parte dell’intera società."

"Concludiamo la rassegna La Cultura per il Sociale con il grande ritorno a Lecco della compagnia teatrale Accademia della Follia di Trieste - sottolinea l'assessore alla cultura del Comune di Lecco Simona Piazza -, che grazie alla collaborazione con il Forum Salute Mentale di Lecco metterà in scena sul palco del cineteatro Palladium il suo ultimo spettacolo. Ancora una volta avremo occasione non solo di assistere a unA rappresentazione di qualità, ma anche e soprattutto di fare una riflessione collettiva sul tema del disagio psichico".

L'Accademia della Follia

L’Accademia della Follia viene fondata nel 1992 a Rimini da Claudio Misculin, Cinzia Quintiliani e Angela Pianca, durante un Convegno tenutosi nel Teatro Comunale Novelli. È un progetto teatrale e culturale. Formato da attori a rischio, è un’esperienza singolare-universale. Se il disagio sociale è denuncia di una vita impossibile, il teatro è un progetto anticorpo, diventa allusione a una vita altra, dove altri sono i rapporti fra gli uomini. Allora l’Accademia della Follia non propone soltanto l’incontro con un maestro, un artista, il suo metodo, il laboratorio, lo spettacolo.
È concreta possibilità di inserimento e ricerca in una rete di nuove pratiche sociali, culturali e teatrali. Qui il Teatro diventa terreno comune per agire la diversità e la sua trasformazione. Si opera ai confini: geografici, culturali, etnici, di generazione, di centralità e marginalità, di rischio personale, di gruppo, di età, di status. Tecnica + Follia = Arte.... O l'arte ha in sé una magia oppure non è arte. Il matto può diventare un talento artistico, se si eano opportunità di esplorare e di mettere in scena altre maschere oltre a quella unica e sovra determinata di malato.

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