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Dal 23 maggio all'11 luglio 2021 il Palazzo delle Paure ospita la mostra personale del giovane artista lecchese Nicolò Tomaini. Accesso in sicurezza.

 

Poco più che trentenne, nei dieci anni di sperimentazione artistica Nicolò Tomaini ha saputo cogliere alcuni degli aspetti più angosciosi dell’epoca in cui gli è toccato di vivere: l’invadenza sempre più ossessiva con cui le nuove tecnologie si sono impadronite del controllo della comunicazione tra le persone che private della possibilità di rapportarsi direttamente le une con le altre, annegano in un tempo vuoto contemplando le immagini che scorrono veloci davanti ai loro occhi.

Già nelle prime opManifesto della mostra personale di Nicolò Tomaini a Palazzo delle Paure dal 23 maggio al 11 luglio 2021ere il discorso è assai chiaro. Le icone dei social (Facebook, twitter) si trasformano nei simboli di passate dittature o in strumenti di morte, gli smartphone si affiancano a selci e tavolette di argilla impresse da caratteri cuneiformi, oppure formano la base di simbolici crocifissi, o ancora divengono supporto di lettere che formano brevi parole («EGO», «INRI») a sottolineare il  ruolo che tali strumenti hanno assunto nella società.

Successivamente l’indagine si incentra ancor più sulla comunicazione: nei monocromi il colore non è più il risultato della ricerca cromatica dell’artista che invade la superfice dell’opera, ma è  rappresentato dal logo del programma Paint riprodotto in un angolo della tela, lasciata invece completamente vuota a ricordare che basta un comando per riempire di colore un intero spazio; per realizzare ritratti di personaggi illustri (scrittori, intellettuali) viene riprodotta sulla tavola la videata della relativa pagina di wikipedia.

Nella serie Le 120 giornate di Sodoma si intravedono, chiuse dentro pacchi da spedizione, opere d’arte ridotte a gadget da vendere, acquistare, inviare o ricevere.

La mediazione della tecnologia si impadronisce poi del tutto della percezione dell’immagine, che deve adattarsi ai tempi e ai processi imposti dai media. Il tema è indagato con interventi su opere originali (vecchi ritratti o paesaggi), che vengono in parte ricoperte per riprodurre l’effetto del caricamento sullo schermo del computer, o su cui sono riportate frecce e barre di scorrimento. Lo stesso intento hanno gli studio for a loading, in cui le immagini di noti capolavori del passato sono impresse su lastre di metacrilato trasparente, fissate nella fase del “caricamento” sullo schermo, e   quindi tanto sfuocate da essere appena riconoscibili; altre volte tali immagini sono realizzate dipingendole manualmente sugli schermi di veri tablet, inane tentativo di riportare in primo piano la   manualità artigianale.

Nella più recente serie Silicio il quadro si divide in una parte in cui l’opera originale è materialmente scomposta, come in fase di annullamento, e una in cui sono riportati i caratteri digitali   del  codice sorgente che contiene gli algoritmi di distruzione dell’immagine.

Dai lavori di Tomaini, dalle sue varie sperimentazioni, emerge insomma la rivendicazione dell’importanza della soggettività, della capacità personale di inventare e di sentire, che pur nelle difficili  condizioni di questa epoca rimangono necessità quasi fisiche, irrinunciabili esigenze dell’umano.

I curatori della mostra sono Sabina Melesi e Filippo Mollea Ceirano. 

 

Accompagna la mostra un catalogo edito da Vanillaedizioni (48 pagg.), con i testi istituzionali e un saggio critico di Filippo Mollea Ceirano.

 

Orari: lunedì chiuso; martedì 10-13; mercoledì e giovedì 14-18; venerdì, sabato e domenica 10-18

Biglietto: € 2,00

Gli accessi alla mostra sono regolati in base alle vigenti norme anti Covid-19.

Per informazioni contattare:

- Palazzo delle Paure

tel. biglietteria +39 0341 286729

e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

oppure

- Segreteria Si.M.U.L (Sistema Museale Urbano Lecchese)

tel. 0341.481.247- 249

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sito: www.museilecco.org