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San Nicolò, che questo giorno non sia solo retorica

sindaco fascia benemerenze

                                                                      

Cinquant’anni fa, sindaco il compianto Alessandro Rusconi, nasceva questa cerimonia che vide come primi benemeriti monsignor Teresio Ferraroni, Guido Camillucci e Cesare Secchi.

Mezzo secolo di una tradizione che ormai appartiene alla storia della nostra Città.

E perché oggi non sia solo un rito che risponde a un “obbligo” di una data, vorrei cogliere lo spirito profondo che deve caratterizzare questa nostra giornata e in particolare l’evento che stiamo vivendo insieme, attribuendo ad alcuni tra i tanti cittadini operosi che ben hanno meritato il riconoscimento della civica benemerenza di San Nicolò.

Ma cosa intendiamo riconoscere tramite l’esempio di queste persone? Io credo, in sintesi, il positivo che c’è nella nostra comunità, ma anche, a partire proprio da queste testimonianze, chiederci: cosa posso fare io, cosa possiamo fare noi per migliorare la nostra Città?

Se è vero che l’obiettivo di ogni Amministrazione è costruire il bene comune, oggi la domanda è: come?

Un primo passaggio è quello di ritrovare e rinvigorire il senso di appartenenza cercando anche di fare i conti con un tessuto demografico profondamente cambiato: quasi 48.000 abitanti in città, una percentuale di stranieri oltre il 10 %, i nuclei composti da un unico componente sono 8.000 (su 21.500 totali), la popolazione da 0 a 29 anni è poco più di 13.500 lecchesi, mentre quella oltre i 65 arriva a quasi a 11.700 persone.

Uno spaccato che denota come il ricambio generazionale sia drammaticamente fermo, sia in termini di nascite sia da un punto di vista di trasmissione dell’identità e come il tema del tessuto famigliare, risorsa formidabile per i singoli e per la comunità, si è fortemente modificato.

In tale contesto non è più tempo di campanilismi e di localismi, peraltro oggettivamente in fase di superamento a favore di livelli più “ampi” per la comprensione e la soluzione dei problemi (si pensi alle nuove organizzazioni in tema di salute, trasporti pubblici, gestione rifiuti e del ciclo idrico e al sociale).

Oggi è più che mai necessario saper guardare oltre i ponti e i confini e arrivare con gli altri Comuni del circondario a forme di collaborazione più ampie, in grado di affrontare temi che riguardano la vita quotidiana dei cittadini.

Al contrario, immersi nel “villaggio globale” dobbiamo avvertire un’appartenenza a una storia e a delle tradizioni che non può essere ovviamente un’adesione solo anagrafica e geografica, ma una condivisione e una volontà di riconoscersi gruppo, comunità con le proprie attività, sensibilità, responsabilità, riconoscendo i nuovi contributi che vanno ad implementare positivamente quello che i latini chiamavano “genius loci”.

Un secondo ineludibile passaggio è quello di essere veramente consapevoli (e trarne le dovute conseguenze) che ci troviamo di fronte a un bivio: da una parte la prospettiva di crescita e di sviluppo della nostra Città, dall’altra la più facile tentazione di rinchiudersi in sé stessi rischiando però quell’isolamento nel quale affonderebbero tutte le nostre legittime ambizioni. Io credo che Lecco occupi un ruolo fondamentale sul piano strategico in Lombardia e perciò restano sì i capisaldi necessari di un progetto politico che serve per le infrastrutture (anche immateriali), ma diventa necessaria una visione che sappia connettere il presente con il futuro, senza relegare nell’oblio il passato. Un po’ enfaticamente potremmo parlare del destino della Città, specie in relazione alla stagione nella quale, dismesse la più parte delle fabbriche storiche (con “benemerite”, è il caso di dirlo, eccezioni). Si deve pensare, progettare e mettere in cantiere uno sviluppo alternativo.

In tutto ciò, la crisi non ci ha aiutato: eppure è proprio in questi momenti e in queste fasi di difficoltà congiunturali e strutturali che bisogna “aguzzare l’ingegno” e “organizzare la speranza”. È arrivato il momento e i lecchesi ne hanno le capacità.

La vocazione turistica, pur non albergando in noi dalla nascita, va coltivata con determinazione, attivando e connettendo i tanti processi che negli ultimi anni hanno preso il via positivamente, a partire, ad esempio, dallo slancio di EXPO 2015.

In questo, come in altri settori, abbiamo cercato di esercitare quell’indispensabile lavoro di rete e connessione tra Istituzioni che ha permesso di raggiungere importanti risultati, facendo ripartire opere ferme da anni, come l’Ostello, il Polo Museale, la Caserma dei Vigili del Fuoco, il Tribunale ,Villa Manzoni e di avere l’ambizione di ipotizzarne di nuove, attese e finalmente pronte a spiccare il volo, tra cui il porto e la riqualificazione della Malpensata, nuove piste ciclabili nell’ambito del progetto interprovinciale “Brezza”, la messa sicurezza montagne e torrenti, tanto per citarne alcuni.

Infine, occorre una chiamata a raccolta e al senso di unità del mondo associativo della città, per ridefinire progetti concreti e non suggestioni inconcludenti. L’azione strategica “avere cura dei beni comuni” che vede interagire più settori del Comune con tante realtà, anche informali, dei quartieri, ha rimesso in circolo e sistematizzato un’attenzione al patrimonio verde, monumentale, immobiliare ma anche ai tanti bisogni sociali, culturali, sportivi delle persone, chiamando a raccolta i cittadini per vivere un nuovo modello partecipativo, riscoprendo un inedito ed imprevisto protagonismo. Declinando questa ripartenza con quel principio di solidarietà operosa ed intelligente che è connaturato nella comunità lecchese e che davanti al moltiplicarsi dei disagi e delle povertà delle persone, deve diventare una sorta di parola d’ordine in grado di riassumere,  deriva la lettura, in chiave aggiornata, del senso anche civile di questa Festa del Patrono. Gli “Stati generali del Welfare” che si sono svolti nei primi mesi di quest’anno e che hanno riguardato temi cruciali come la casa, il lavoro (con particolare attenzione ai giovani e agli adulti che lo perdono), la condizioni degli anziani (in una città che sempre più “invecchia”) troveranno continuità anche nella proposta che stiamo approfondendo, di costituire una fondazione di partecipazione per gli interventi nel Welfare, dove le risorse del pubblico e del privato insieme diventano protagoniste di risposte comunitarie.

In questi anni ho ricevuto molto dai lecchesi e ogni giorno mi sento felicemente impegnato a cercare di ricambiare ciascuno di voi, nella convinzione che mettendo insieme le idee e le azioni, unendo le forze, si possa raggiungere quella coesione sociale che i cittadini ci chiedono e meritano.

Buon San Nicolò a tutti!

 

Ecco chi sono i benemeriti della città 2016

Quest’anno, le Civiche Benemerenze del Comune di Lecco vanno a:

Giancarlo Tonelli (alla memoria)

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Lecchese d’adozione (nato a La Spezia, è deceduto a Lecco nel 2013), per 24 anni ha ricoperto il ruolo di massaggiatore della Calcio Lecco ai tempi della serie A con il presidente Mario Ceppi, vincendo “sul campo” la sua personale sfida con il fatto di essere non vedente. Infatti, Giancarlo Tonelli è stato per moltissimi anni anche legato al mondo del volontariato quale collaboratore della sezione di Lecco dell’Unione Italiana Ciechi. Grazie a lui è stata fondata una sezione sportiva per dar modo ai non vedenti di praticare sport. Grande trascinatore, entusiasta del suo lavoro, alla soglia dei 70 anni ha voluto dimostrare come la forza di volontà potesse superare ogni ostacolo: con durissimi allenamenti si è preparato e ha partecipato alla Maratona di New York. Tonelli è entrato nella storia cittadina anche perché nel suo studio sono passate tante persone, lecchesi e non, con cui ha instaurato un rapporto umano che andava al di là del mero aspetto professionale. Schivo ad apparire, amava però parlare di Calcio e di quel suo Lecco, soprattutto per quei meravigliosi anni in blu celeste, tra gioie e dolori.

Il Comune di Lecco ricorda a tutta la cittadinanza Giancarlo Tonelli, capace di vincere la sua personale sfida con la vita già a partire dai campi da gioco e impegnato nell’associazionismo in favore delle persone non vedenti. 

 

Associazione Amici di Lorenzo

amici di lorenzo

 

L’Associazione nasce come Onlus dedicata all’alpinista lecchese Lorenzo Mazzoleni, scomparso nel 1996 all’età di 30 anni sul K2, dopo averne raggiunto la vetta. Essa si occupa da quasi vent’anni di progetti medici, culturali e sociali nei villaggi dell’alta valle del Braldu, nella regione del Baldistan (Pakistan), con il coinvolgimento di volontari e medici italiani e pakistani. Il principale progetto riguarda la formazione del personale sanitario locale per la gestione di un dispensario medico nel villaggio di Askòle, in accordo con le direttive del distretto sanitario governativo. L’attività si amplia in un insieme di iniziative di sviluppo sociale, come lo screening delle patologie più frequenti in età pediatrica attraverso le visite alla popolazione scolastica, la formazione di giovani donne nella scuola di infermeria della capitale Skardu, la formazione di comitati di villaggio (health committee) per migliorare la qualità di vita in termini di salute e ambiente, la raccolta fondi in Italia e in Pakistan, la divulgazione delle conoscenze e l’alfabetizzazione per promuovere una cultura di pace. 

Una particolare menzione va alla mamma di Lorenzo, Dina Mazzoleni, e alla dottoressa Maria Assunta Lenotti, che da sempre si dedicano alle attività e allo sviluppo del progetto del dispensario e hanno saputo infondere entusiasmo e amore ai volontari e alla popolazione.

Il Comune di Lecco ringrazia tutti i volontari dell’Associazione Amici di Lorenzo, nata in nome e memoria della giovane promessa dell’alpinismo lecchese scomparso 20 anni fa, per il suo impegno in iniziative internazionali di carattere sociale che hanno dato lustro alla città.

 

Bianca Brambilla Sala

brambilla sala

 

  Un abbraccio,

Insegnante di Lettere per quindici anni nelle scuole statali, nel 1983 ha dato vita alla scuola secondaria di primo grado paritaria di ispirazione cattolica “Massimiliano Kolbe”, insieme a un gruppo di genitori e insegnanti in seguito costituitosi in cooperativa, primo soggetto gestore in questo campo interamente composto di laici. In più di trent’anni, da quel gruppo originario si è sviluppato il polo educativo “Lecco fa scuola”, che nel 1994 ha preso dimora a Rancio, raccogliendo il testimone del glorioso collegio San Giuseppe, fondato nel 1863 a servizio di tutta la città e il territorio lecchese. Bianca Brambilla, preside dal 1983 al 2016, ha guidato sapientemente e instancabilmente quest’opera educativa, in modo fattivo, mai ideologico. Lo documentano la fecondità dell’esperienza della scuola Kolbe, le numerose e significative iniziative culturali con gli alunni protagonisti, gli incontri per genitori e insegnanti rispetto ai temi del mondo della scuola, del lavoro e delle trasformazioni sociali. Così come l’attivazione dell’insegnante madrelingua inglese nel curricolo scolastico, l’uso degli strumenti multimediali, l’accoglienza degli alunni con particolari problemi, la capacità di coinvolgere in modo aperto le famiglie.

Il Comune di Lecco ringrazia Bianca Brambilla Sala, appassionata insegnante, che ha dedicato tutta la sua vita alla cura e all’organizzazione dell’educazione dei giovani con entusiasmo e capacità di innovazione. 

Le benemerenze ai Maestri del lavoro lecchesi

Durante la cerimonia delle civiche benemerenze 2016, per la prima volta vengono consegnate anche le benemerenze ai Maestri del lavoro lecchesi.

Il 1° Maggio di ogni anno, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella conferisce a 1.000 lavoratrici e lavoratori italiani che svolgano o abbiano svolto attività presso imprese pubbliche o private, in Italia o all’estero, la decorazione della “Stella al merito del Lavoro” che comporta il titolo di “Maestro del Lavoro”. La decorazione può essere concessa a lavoratori con almeno 50 anni di età e che abbiano prestato ininterrottamente almeno 25 anni di lavoro alle dipendenze di una o più aziende.

Ecco i premiati per gli anni 2015 e 2016 con le motivazioni. A loro i miei sentiti complimenti.

Angela Cereda ha iniziato l’attività lavorativa nel 1983 come impiegata contabile presso la ditta Omet srl di Lecco, per raggiungere la qualifica di impiegata di 5° livello superiore nell’ufficio del Personale.

Mario Dell’Era ha iniziato l’attività lavorativa nel 1979 e dopo una breve esperienza nell’azienda di famiglia, viene assunto nel 1980 dalla società Fontana Luigi di Veduggio con Colzano (MB), come impiegato della qualità e, dopo alcune esperienze, viene spostato all’Ufficio tecnico Centrale con la qualifica di Dirigente.

Amerigo Manzini ha iniziato l’attività lavorativa nel 1980 come impiegato presso la Ditta Omet srl di Lecco per raggiungere, attualmente, la qualifica di Dirigente.

Aldo Milani ha iniziato l’attività lavorativa nel 1975 come apprendista meccanico presso la ditta Omet srl di Lecco. Attualmente, nella stessa azienda, ricopre il ruolo di Montatore e Collaudatore Trasfertista.

Generosa Galluccio ha iniziato l’attività nel 1979 come impiegata di 2° livello nella ditta Fiocchi Munizioni di Lecco dove attualmente è responsabile del personale, con delega per i rapporti sindacali.

Di nuovo auguri a tutti i lecchesi per un sereno giorno di San Nicolò.

Un abbraccio

                                                                             Virginio