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A Pavia il 18 novembre un tavolo tecnico-politico dei comuni capoluogo

Sulla scorta delle esperienze positive e dei traguardi raggiunti dal Comune di Lecco in termini di lotta alla diffusione del gioco d’azzardo e conseguente prevenzione delle patologie ad esso connesse, nasce, in seno ai comuni capoluogo lombardi, la voglia di condividere idee e suggerimenti concreti per avviare un processo di cambiamento oppure, come nel caso di Lecco, proseguire nel solco quanto già coraggiosamente messo in atto e difeso. Questa primavera il Consiglio di Stato ha infatti respinto la richiesta di sospensiva cautelare dell’ordinanza del TAR di Milano, che aveva a sua volta respinto la richiesta di sospensiva del provvedimento comunale che limita gli orari di esercizio degli apparecchi automatici da gioco. Le richieste di sospensiva erano state presentate da alcuni gestori. Il caso ha creato un importante precedente, che si arricchisce di un’ulteriore precisazione, frutto di una recentissima pronuncia della Corte costituzionale: non vi è alcuna incostituzionalità nella limitazione degli orari da parte del Comune, al quale è riconosciuto un potere legittimo in questo senso. Il Comune di Lecco aveva peraltro motivato l’ordinanza sindacale con l’esigenza di tutelare la collettività, in relazione alle conseguenze di un fenomeno sociale patologico come la ludopatia.

Il tavolo di lavoro tecnico-politico in programma il 18 novembre prossimo a Pavia trae energia dal “caso Lecco” e intende consentire agli enti partecipanti di condividere le buone pratiche sino ad oggi adottate, nonché porre in essere nuove misure, volte a combattere il dilagare dell’utilizzo delle slot machine, per il Comune di Lecco a prendere parte sarà l’assessore alle politiche sociali Ivano Donato, che puntualizza: "Milano, rispetto a Lecco, ha visto respinte dal Tar le ordinanze sull’orario di chiusura delle sale gioco. Questo dimostra che la legge non è uguale per tutti anche quando si pone sul piatto della bilancia il bene pubblico. La ludopatia non è solo un fenomeno sociale, ma è una vera e propria malattia, che rende incapaci di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse. Di recente, il DDL 13/9/2012 n. 158 (art. 5), ha inserito la ludopatia nei livelli essenziali di assistenza (Lea), con riferimento alle prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette da questa patologia. Il Sindaco è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio. Il Consiglio comunale condivide questa responsabilità. Allo stato attuale, per una modifica della legge 833/78, non sono più i sindaci a gestire il servizio sanitario, anche se a essi sono affidati dal DLg 299/99 (decreto Bindi) poteri di programmazione, controllo e giudizio sull’operato del direttore generale delle ASL. I compiti del Sindaco sono quindi comunque ampi: soprattutto egli deve conoscere lo stato di salute della popolazione, deve prendere provvedimenti se le condizioni ambientali sono invivibili, se esistono pericoli incombenti e, per la direttiva Seveso, deve informare la popolazione dei rischi rilevanti cui è sottoposta. Tutto questo non viene riconosciuto dalla sentenza del Tar di Milano. È giusto che i comuni facciano quadrato in ordine ai propri doveri e alle proprie responsabilità, soprattutto per richiamare in egual misura i giudici alle loro nei confronti del bene pubblico".


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